A quanto pare il blog è ancora aperto, nessuna ripercussione dovuta all'ultimo post... Mah...
A questo punto mi calo in un "abito" un pò più serio (mi sto sforzando notevolmente)....
.
E’ tempo di consuntivi.
La regola vuole che la fine di un anno sia il momento per “tirare le somme” di ciò che si è “speso” e di ciò che si è “incassato” (che non è la versione romagnola del termine INCAZZATO)....
E’ stato un anno difficile ma anche “decisivo” per molte cose, il lavoro in primis. Ci sono state “metamorfosi” ambientali, e, in alcuni momenti, anche “mentali”, ma alla fine le “fondamenta” del cuore hanno avuto la meglio sui “terremoti” emotivi e psicologici.
Il lavoro attuale mi ha proiettato abbastanza “lontano” dalla dimensione del “rapporto umano” che dovrebbe essere alla base del lavoro di un medico, ma, un po’ alla volta, mi sta “mostrando” comunque le sue “potenzialità”.
Un anno fa: l’ambulatorio scalcinato, una signora anziana che timidamente chiede di misurarle la pressione e la prescrizione di qualche farmaco, perché il suo medico non è troppo cortese e la fa aspettare in quella sala d’attesa in cui spesso i pazienti sembrano numeri.... una mamma ansiosa che vuole fare visitare il suo bambino perché è preoccupata per la febbre.... un uomo di mezza età che si siede e comincia a raccontare delle sue disavventure lavorative e della moglie troppo ansiosa....
Qualche telefonata.... gente che vuole solo parlare, gente che chiede una visita domiciliare forse perché ha bisogno solo di “vedere” qualcuno, o perché ha la mamma anziana che dà di matto....
Storie di quotidiana umanità, semplici, ma vere, senza filtri, senza costruzioni mentali, storie di gente qualunque, piccoli racconti di vita…. la convivenza di qualche ora con un collega al quale racconti la tua vita, i tuoi problemi e le tue piccole vittorie, tanto da sentirlo più familiare di tanti presunti “familiari”....
Vita da “medico precario”.... vita da “guardia medica”.... vita di chi si deve “inventare” la professione ogni giorno....
Ogni tanto sento il bisogno di tornare a respirare quella “semplicità”, quell’atmosfera che è all’esatto opposto rispetto ai problemi apparentemente “inanimati” e “calcolati” del mio nuovo lavoro.... tanto agognato lavoro.... tanto agognata stabilità....
Le mia vecchie “uniformi”, i jeans e la camicia o la casacca e i pantaloni verdi della divisa chirurgica, a volte mi sembrano più gratificanti e vere della giacca e cravatta di oggi, pronte per essere indossate ogni mattina....
Ma ritornano le parole di qualcuno che mi ha insegnato tanto: per tutto c’è un motivo.... un senso.... i “cambiamenti” non sono mai casuali.... Puoi cambiare lavoro, puoi cambiare città, puoi cambiare amicizie, ma la cosa più importante è che TU NON TI LASCI CAMBIARE....
Parole di tanto tempo fa ma che ritrovo spesso, rovistando dentro me....
E poi il “cuore”, di cui spesso ho parlato, malinconico, avvezzo ai ricordi, ai desideri.... le immagini che ho tentato di mettere nero su bianco, prima di tutto come un “esercizio” utile a me stesso (concedetemelo) per “ricostruirmi” dentro….
Col tempo, ho imparato sempre più a “condividere” gustando la sensazione del “conforto” di una mano amica che tocca la tua spalla, e questo spesso è successo anche leggendo le parole di molti di voi, chi in un modo chi in un altro.
Il senso di “serenità” che deriva dall’essere riuscito a chiedere scusa alle persone alle quali mi sono negato nei momenti in cui forse avrebbero avuto bisogno di me. E leggere nel loro sguardo e nelle loro parole un “sentimento.... a prescindere”.
Un sentimento intoccabile, una delusione quasi “cercata” in modo masochistico, il senso della rinascita.
Un anno in cui ho conosciuto meglio una parte di “umanità” e anche di “disumanità”....
La possibilità che mi è concessa di “guardare” tutti coloro che mi sono rimasti accanto “nonostante me”, chi mi ha seguito in silenzio, chi lo ha fatto urlando. Volti “amici” con cui poter ancora ridere e anche piangere, persone che fanno parte della mia vita, da sempre.
Un anno in cui sto conoscendo meglio alcuni di voi, scoprendo persone “reali” e “speciali”.
Tutto questo, e altro ancora, tutto ciò che alla fine è VITA. Da vivere….
Un anno importante, comunque, per quello che mi lascia dentro e per quello che ha fatto nascere come buon proposito per il futuro.
A questo punto mi calo in un "abito" un pò più serio (mi sto sforzando notevolmente)....
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E’ tempo di consuntivi.
La regola vuole che la fine di un anno sia il momento per “tirare le somme” di ciò che si è “speso” e di ciò che si è “incassato” (che non è la versione romagnola del termine INCAZZATO)....
E’ stato un anno difficile ma anche “decisivo” per molte cose, il lavoro in primis. Ci sono state “metamorfosi” ambientali, e, in alcuni momenti, anche “mentali”, ma alla fine le “fondamenta” del cuore hanno avuto la meglio sui “terremoti” emotivi e psicologici.
Il lavoro attuale mi ha proiettato abbastanza “lontano” dalla dimensione del “rapporto umano” che dovrebbe essere alla base del lavoro di un medico, ma, un po’ alla volta, mi sta “mostrando” comunque le sue “potenzialità”.
Un anno fa: l’ambulatorio scalcinato, una signora anziana che timidamente chiede di misurarle la pressione e la prescrizione di qualche farmaco, perché il suo medico non è troppo cortese e la fa aspettare in quella sala d’attesa in cui spesso i pazienti sembrano numeri.... una mamma ansiosa che vuole fare visitare il suo bambino perché è preoccupata per la febbre.... un uomo di mezza età che si siede e comincia a raccontare delle sue disavventure lavorative e della moglie troppo ansiosa....
Qualche telefonata.... gente che vuole solo parlare, gente che chiede una visita domiciliare forse perché ha bisogno solo di “vedere” qualcuno, o perché ha la mamma anziana che dà di matto....
Storie di quotidiana umanità, semplici, ma vere, senza filtri, senza costruzioni mentali, storie di gente qualunque, piccoli racconti di vita…. la convivenza di qualche ora con un collega al quale racconti la tua vita, i tuoi problemi e le tue piccole vittorie, tanto da sentirlo più familiare di tanti presunti “familiari”....
Vita da “medico precario”.... vita da “guardia medica”.... vita di chi si deve “inventare” la professione ogni giorno....
Ogni tanto sento il bisogno di tornare a respirare quella “semplicità”, quell’atmosfera che è all’esatto opposto rispetto ai problemi apparentemente “inanimati” e “calcolati” del mio nuovo lavoro.... tanto agognato lavoro.... tanto agognata stabilità....
Le mia vecchie “uniformi”, i jeans e la camicia o la casacca e i pantaloni verdi della divisa chirurgica, a volte mi sembrano più gratificanti e vere della giacca e cravatta di oggi, pronte per essere indossate ogni mattina....
Ma ritornano le parole di qualcuno che mi ha insegnato tanto: per tutto c’è un motivo.... un senso.... i “cambiamenti” non sono mai casuali.... Puoi cambiare lavoro, puoi cambiare città, puoi cambiare amicizie, ma la cosa più importante è che TU NON TI LASCI CAMBIARE....
Parole di tanto tempo fa ma che ritrovo spesso, rovistando dentro me....
E poi il “cuore”, di cui spesso ho parlato, malinconico, avvezzo ai ricordi, ai desideri.... le immagini che ho tentato di mettere nero su bianco, prima di tutto come un “esercizio” utile a me stesso (concedetemelo) per “ricostruirmi” dentro….
Col tempo, ho imparato sempre più a “condividere” gustando la sensazione del “conforto” di una mano amica che tocca la tua spalla, e questo spesso è successo anche leggendo le parole di molti di voi, chi in un modo chi in un altro.
Il senso di “serenità” che deriva dall’essere riuscito a chiedere scusa alle persone alle quali mi sono negato nei momenti in cui forse avrebbero avuto bisogno di me. E leggere nel loro sguardo e nelle loro parole un “sentimento.... a prescindere”.
Un sentimento intoccabile, una delusione quasi “cercata” in modo masochistico, il senso della rinascita.
Un anno in cui ho conosciuto meglio una parte di “umanità” e anche di “disumanità”....
La possibilità che mi è concessa di “guardare” tutti coloro che mi sono rimasti accanto “nonostante me”, chi mi ha seguito in silenzio, chi lo ha fatto urlando. Volti “amici” con cui poter ancora ridere e anche piangere, persone che fanno parte della mia vita, da sempre.
Un anno in cui sto conoscendo meglio alcuni di voi, scoprendo persone “reali” e “speciali”.
Tutto questo, e altro ancora, tutto ciò che alla fine è VITA. Da vivere….
Un anno importante, comunque, per quello che mi lascia dentro e per quello che ha fatto nascere come buon proposito per il futuro.
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